Castelbottaccio (Campobasso)

NOME: Teatro di Paglia di Castelbottaccio
LOCALITA’: Castelbottaccio (Campobasso)
PRIMA EDIZIONE: 2011
EDIZIONI A OGGI: 2
COINCIDENZA SCENICA: SI’
AMBIENTE: rurale
CONTATTI: tel 0874 699078

Il primo teatro di paglia in Molise è stato a Castelbottaccio (Campobasso), ed ha avuto luogo il 14-15 agosto 2011, ripetendosi anche nel 2012.

Di seguito il video dell’iniziativa e due articoli scritti da Pina di Cienzo per la rivista Il Bene Comune.

 

La prima volta ti ruba il cuore e la seconda la mente – di Pina Di Cienzo (2012)

Castelbottaccio, la coincidenza scenica (edizione 2012)

Il Teatro di Paglia di Castelbottaccio anche quest’anno ha regalato emozioni forti. La prima volta ti ruba il cuore e la seconda ti prende la mente. Ed è forse per questo che è difficile “cantare” una semplice e spontanea magia, perché la cosa più bella è viverla.

Una passione non si può descrivere, la si può solo vivere. Il Teatro di Paglia è un richiamo alla partecipazione collettiva grazie alla leggerezza, al calore e alla morbidezza della paglia, pronta ad accettare tutti per allargare il cerchio. Cogliere l’essenza del Teatro di Paglia permette di ritrovare la generosità e l’allegria, invita a mettersi in gioco e dà significato a storie che si intrecciano con naturalezza.

Castelbottaccio: la “coincidenza scenica” (edizione 2012)

Si tratta di una sorta di “raccolta primordiale” che invita appunto a ritrovare il senso delle cose. Abbiamo dedicato tempo alla preparazione dei pasti, fare il pane, il formaggio, i cavatelli, la pizza… Usare il forno a legna per la cottura dei cibi, cucinare, apparecchiare, rassettare, accudire, ha tenuto impegnata la maggior parte di noi.

C’era sempre da fare, persino nei momenti di relax: alcuni discutevano delle esibizioni da mettere in piedi, altri provavano a improvvisare un coro, qualche creativo realizzava sculture con argilla, paglia, rametti secchi… il dj allietava la compagnia con la musica… il giocoliere si esercitava e i bimbetti lo guardavano stupiti…

Castelbottaccio, momenti di riflessione (edizione 2012)

Seduti al fresco, tra una chiacchiera e l’altra, anch’io ho provato a finire il mio grande fiore a uncinetto (non ce l’ho fatta… mancavano due petali) e con l’aiuto di Alberto Tramontano abbiamo improvvisato ugualmente una installazione chiamata “mittc’ na preta n’copp” (mettici una pietra sopra). Non era male il girasole incompleto in mezzo al giallo paglierino, all’ingresso del teatro! L’esperimento di Land Art più riuscito, a mio avviso, è stato quello di Giovanni Ruggieri e di Federica Malzone che il giorno precedente, con le balle di paglia accumulate nel campo, hanno realizzato una scultura raffigurante un persona sdraiata a terra a guardare il cielo. La suggestiva immagine è stata poi sostituita, “con gli stessi mattoni”, dal Teatro costruito da molti partecipanti, il pomeriggio del giorno dopo.

Ognuno ha donato il meglio di sé! Anche per creare gli spettacoli quasi tutti i presenti hanno “portato qualcosa”.

Con l’accompagnamento musicale di Giuseppe Buccella, la prima rappresentazione si è caratterizzata per l’intimità che si è creata grazie anche alla piacevole serata, alla luce delle candele al centro, ma soprattutto alle stimolanti riflessioni personali che alcuni attori-pubblico hanno sentito il bisogno di esprimere.

Al secondo spettacolo, altrettanto interessante per le bellissime parole recitate in uno scenario sempre colto, allegro, malinconico, struggente… c’è stata la sorpresa: la lirica. Sì, cantanti e musicisti di musica lirica hanno esordito con alcuni brani. All’inizio era strano vedere questi artisti esprimersi nella paglia. Ma pian piano la loro arte scenica ben si è amalgamata nel contesto. Molti amici che si sono trovati per la prima volta ad assistere alla rappresentazione genuina e sincera sono rimasti colpiti dal fascino e dalla seduzione di un Teatro di Paglia. Mi si potrà rimproverare l’enfasi che manifesto per un evento che ho fortemente voluto, ma non credo di esagerare se racconto con franchezza il gradimento espresso per una manifestazione semplice e nello stesso tempo raffinata, dal forte impatto emotivo.

Castelbottaccio, una lettura condivisa (edizione 2012)

Sarà la terra con i suoi frutti e i suoi scarti che ci richiama, sarà quell’ambientazione bucolica con il suo rito arcaico che ci affascina, sarà semplicemente la voglia di sentirci parte di un tutto che ci prende a volte profondamente, sarà il desiderio di esprimere in prima persona senza vergogna i versi che più ci colpiscono o i pensieri più sentiti… saranno tutte queste cose messe insieme che ci uniscono in un’avventura di paglia che ha tentato di riportare esperienze culturali diverse nelle nostre spopolate campagne!

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UN FUOCO DI PAGLIA (2011)

di Pina Di Cienzo (tratto dalla rivista Il Bene Comune)

Il 14 e 15 agosto scorsi a Castelbottaccio, in provincia di Campobasso, ha esordito anche nel Molise il teatro di paglia, un’iniziativa di grande suggestione nata per l’intuizione di Nicholas Bawtree, caporedattore della rivista ambientalista Terra Nuova, e che nel volgere di qualche anno è diventata una rete nazionale, da Asti alla Sicilia.

Castelbottaccio: una bellissima istantanea dell’edizione del 2011

La vita non sempre va per il verso giusto. A volte si attraversano periodi di scontentezza e ripensamenti in cui mancano grandi sogni ed energie positive per affrontare la complessità dei nostri tempi.

Una sommatoria di sentimenti spiacevoli ha caratterizzato il mio umore tra la fine di giugno e gli inizi di luglio. A conclusione dell’anno scolastico da insegnante, uno stato d’animo poco propositivo mi ha indotto a dedicare tempo alla cura di un orto familiare, allestito da poco, in un terreno vicino Campobasso.

Il contatto con la terra mi ha sempre rigenerata fin da quando ero ragazza: gli odori, i suoni, le variazioni di colori e di forme della natura, la lentezza e sapienza del lavoro manuale mi evocano ricordi ancestrali e mi riappacificano con il mondo. E’ come se i miei antenati in qualche modo mi riprendessero tra le loro braccia.

E intanto immaginavo una casa di paglia, proprio lì, in quel luogo sprofondato, raggiungibile da una breve strada scoscesa, fino a quando la vista si apre a sinistra su un fondovalle coltivato e con il bosco che si estende lungo le pendici della ripida collina di fronte.

Nell’informarmi scoprivo che, una volta superati i pregiudizi, la paglia risulta un ottimo, sicuro ed economico materiale da costruzione. Un materiale povero, facilmente reperibile, “sostenibile” e rinnovabile.

Un posto come quello che mi ero ritrovata a curare, riservato e tranquillo, è ideale per una casa fatta con la paglia, naturale e sana, che deriva dalla terra, proviene dal grano, nutre, scalda i cuori… E’ oro!

La condusse in una stanza piena di paglia, le diede il filatoio e l’aspo e disse: “Se in tutta la notte, fino all’alba, non fai di questa paglia oro filato, dovrai morire”. Poi la porta fu chiusa ed ella rimase sola…” (Tremotino– fiaba dei fratelli Grimm)

Per la casa di paglia ci vorrà un po’ di tempo, rimuginavo; per quanto economica, sono necessari un po’ di soldi in più e l’aiuto di persone esperte in tecniche di costruzione con le balle di paglia, perciò bisognerà attendere tempi migliori per sperimentare questa esperienza.

Il numero di luglio della bellissima rivista Terra Nuova che stavo leggendo in quel periodo, riportava l’annuncio di un evento, il “Teatro di Paglia”, che si ripete tutti gli anni dal 2003 in Toscana, presso lo storico maneggio Rendola Riding a Montevarchi, sulle colline della provincia di Arezzo.

Non potevo pensarci… addirittura un anfiteatro costruito con le balle di paglia! Era il massimo! Uno stupore misto a curiosità mi ha illuminata e una carica di entusiasmo si è impadronita di me. Non capivo bene in quel momento cosa avesse fatto scattare questo forte interesse per quel magico teatro dorato, dono della natura e dell’estro umano, che dura poco e si rinnova ogni anno, nella stagione più bella.

Attraverso il Teatro di Paglia si leggeva tutto: semplicità, arte creatrice, sensibilità, intelligenza, calore… condivisione, cultura!

Ripensandoci poi ho capito che non c’era cosa più intrigante che potesse valorizzare la paglia e con essa la civiltà contadina da cui provengo. Era il tassello mancante che poteva ricongiungermi alla mia storia rivisitandola e rielaborandola, per cercare di trovare ciò che di sublime forse la mia famiglia non ha saputo, potuto o voluto trasmettermi, nonostante la fierezza e l’orgoglio, la sensibilità e la riservatezza, la laboriosità e la saldezza che hanno caratterizzato gran parte dei suoi componenti.

Sempre molto seri, “faticatori”, misurati… nessun musicista, danzatore, poeta… cantastorie. Insomma, gente semplice e onesta che ha lavorato tutta una vita per migliorare la propria condizione e quella dei figli.

Le donne amavano e amano il ballo, ma la cultura patriarcale le ha volute represse. Anche se le scene teatrali sono state moltissime nella vita quotidiana, sono mancate la rappresentazione o il racconto delle storie di vite intense e spesso durissime da sopportare. In molte zone d’Italia le opportunità di fare della memoria collettiva una spinta propulsiva all’emancipazione socio-culturale delle comunità sono scarse, perciò denunciano un forte ritardo civico che, agevolato dall’isolamento e dallo spopolamento, va verso l’abbrutimento e l’omologazione.

Dopo aver saputo che altrove la paglia si componeva magicamente per formare un vero teatro, ho iniziato a cercare su internet ulteriori informazioni e mi sono imbattuta nel video dell’ideatore del teatro costruito con paglia e corda in Toscana, che con sostanziali motivazioni e parole speciali, ha convinto me e un piccolo e motivato drappello di attivisti a ripetere l’esperienza in Molise.

Il primo contatto l’ho stabilito con Nicholas Bawtree, che si apprestava ad organizzare l’ottava edizione della sua “creatura” il 17 luglio. La generosità di questo giovane garbato ed elegante nei modi, la disponibilità a rendersi utile anche da lontano, dandomi consigli e inviandomi il manuale di costruzione, mi hanno fatto sentire bene accolta in questo giro virtuoso di eventi volti a valorizzare i rapporti umani e a ritrovare il senso delle cose.

Castelbottaccio: costruzione del teatro (edizione 2011)

I primi a essere coinvolti nella rocambolesca organizzazione di un evento così particolare sono stati gli amici del gruppo Il bene comune – eventi: Costantino Colagrossi, Simona Lanese, Daniele Carlozzi, Federica Ciarlariello, Michele Colitti, Marinella Ciamarra, Ernesto Ruggiero… tutti solidali nell’affrontare la nuova “avventura” e dotati di forte senso di adattamento a tutte le situazioni, anche quelle complesse. Decisivo è stato l’apporto di Isabella Astorri, presidente dell’associazione Il Bene Comune, che ha accolto il progetto con vivo entusiasmo – è attrice e scrittrice – e ci ha affiancati anche nelle fasi più scomode. Un’approvazione calorosa c’è stata da parte di Maria Concetta Barone, poetessa e ricercatrice della cultura contadina, la quale, sebbene presa dallo stimolante progetto, per motivi familiari non ha potuto partecipato alla nostra due giorni di ferragosto. Un concreto contributo è venuto anche da Giovanni Ruggieri, che silenziosamente ha assecondato ogni fase della costruzione del teatro di paglia.

Altro fondamentale sostegno è venuto da Riccardo Ialenti, che dal teatro di paglia è stato rapito immediatamente, con freschissima ed entusiastica concretezza. Per la semplice ma laboriosa e sofisticata macchina organizzativa è stata fondamentale Francesca Listorti, una donna perspicace, preziosa come sempre in ogni contesto, e infine Mariantonietta Di Cienzo, che ha ospitato l’evento nella casa, ottimamente attrezzata, dell’azienda agricola che gestisce.

Castelbottaccio: la prima edizione del teatro di paglia, nel 2011

Il 14 e il 15 agosto 2011, data non molto adatta per ovvi motivi, ha fatto il suo esordio quindi il teatro di paglia anche in Molise, a Castelbottaccio (CB). Due giorni pieni, densi, colmi di sentimenti veri, in cui tutti i partecipanti sono stati a loro agio tra autoproduzioni, chiacchiere, passeggiate, risate, amicizia, spontaneità, collaborazione, convivialità… e lavoro di allestimento.

La sera e il pomeriggio tutti a teatro; grandi e piccoli, in questo teatro “primitivo”, essenziale, che domina tutta la valle del Biferno e allo stesso tempo dà la forte sensazione di ripartire dai presenti, dalla loro forza creativa, e fa in modo che si stabilisca una simbiosi tra attori e spettatori, pronti a scambiarsi i ruoli.

Castelbottaccio, edizione 2011

L’alternarsi tra dilettanti e professionisti crea un’atmosfera di spontaneità e intimità in cui ognuno dà qualcosa di sé; quando tutto finisce, si conservano con tenerezza le belle emozioni che solo un teatro di paglia può regalare.

Io mi sono sentita viva per aver curato insieme a tanta bella gente un’esperienza ricca e fertile e sono soddisfatta, anche perché Maria Luisa, di tre anni, la più piccola dei partecipanti, spesso, quando ti invita a giocare, chiede con insistenza: “Facciamo il teato?”.

Questo “fuoco di paglia” che ha stupito persone di ogni età si riaccenderà ancora, perché gli esseri umani per natura sono fatti per stare insieme e collaborare. Tutte le cose si evolvono; dopo la prima esperienza di Nicholas nel 2003 in Toscana,si è svolto il Festival di teatri di paglia in Piemonte vicino ad Asti (Cortazzone) nel settembre 2010,per poi approdare quest’anno in Molise con il Teatro di paglia di Castelbottaccio (CB).

Si sono aggiunti inoltre tre progetti per nuovi teatri di paglia: uno vicino Roma, uno in Sicilia (che si è svolto il 27-29 dicembre 2011!), e un altro ad Ancona.

Dall’incontro in Toscana dello scorso ottobre è nata l’esigenza di formare una Rete che accolga tutti i teatri di paglia in giro per l’Italia.

“La Rete nasce per trovare sinergie comuni, condividere esperienze, scambiare consigli strutturali e artistici” racconta Nicholas, coordinatore della Rete. “Senza pretese professionali – facciamo teatri, non facciamo teatro – ma anche con la volontà di tutelare l’essenza di questa esperienza nata dal basso. Non vediamo l’ora che il semicerchio si allarghi!”.

L’importanza della Rete sta nel preservare l’essenza di questa straordinaria esperienza che unisce. Dal manifesto sul sito teatrodipaglia.wordpress.comriporto di seguito i punti di forza per la tutela del teatro di paglia, sui quali abbiamo discusso e che per il momento sono solo tre:

– la presenza della paglia o di un materiale da costruzione dalle caratteristiche naturali, che dia l’occasione di vivere un rapporto forte con la terra;

– lo spirito di partecipazione collettiva, sia nella fase di costruzione che in quella della rappresentazione;

– l’impermanenza di un teatro che lascia traccia soltanto nei cuori, rapportandosi ai luoghi come un ospite rispettoso, per poi proseguire il proprio viaggio.

Che raccontare ancora… Il santo protettore dei Teatri di Paglia, San Sipario da Pagliaio, proteggerà tutti noi che vogliamo bene alla natura, perché ci invoglia a fare cultura!

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